IV. Il balzo di Shemík
Quando tutto sembrava perduto, Horymír sollevò il capo e chiese un ultimo desiderio: “Permettetemi di montare il mio cavallo, Shemík, per l’ultima volta, e poi fate di me ciò che volete.” Krisimìlo, divertito, acconsentì. “Cavalca pure, ma non hai ali per fuggire,” disse ridendo, e ordinò di chiudere le porte del castello. Horymír desiderò fare quindi un ultimo giro con Shemík attraverso il cortile di Vyshehràd. Ciò che seguì lasciò tutti senza fiato: dopo alcuni giri, giunse il comando di Horymír: "Bene, Shemík, alzati!" . A questo il cavallo rispose : "Signore, tieni duro!" L’animale, all'udire le parole segrete sussurratogli all'orecchio, come se avesse già compreso tutto, si raddrizzò fiero sulle zampe posteriori. L’aria vibrava di attesa mentre il cavaliere e il suo destriero danzavano nel cortile. Poi, d’un tratto, con un balzo improvviso, Shemík si lanciò avanti. Le sue zampe si distesero come quelle di un cervo in corsa, il vento gli gonfiò la criniera, e prima che qualcuno potesse fermarlo, puntò il bastione. Tutti rimasero con il cuore in gola. Il cavallo bianco saltò, si staccò da terra con una forza soprannaturale e, come se fosse stato forgiato dall’aria stessa, superò con un volo prodigioso il muro di Vyshehrád. Oltrepassò il fossato, le strade sottostanti, e atterrò al di là delle mura, scivolando nella pianura come un’ombra nella notte. Secondo Jirásek, tutti a Vyshehrád gridarono di stupore e orrore e si precipitarono a vedere dove fosse atterrato il cavaliere disperato e dove giacesse il suo Shemík, coperto di sangue. Un'antica leggenda narra che da qualche parte sotto la chiesa di S. Filippo e Giacomo, un'impronta a ferro di cavallo poteva essere vista a lungo sulla pietra della riva; presumibilmente l'impronta del coraggioso cavallo Shemík. Secondo un'altra versione, il cavallo saltò le mura di Vyshehràd, corse giù dalla roccia e si gettò nel fiume Moldava, mentre secondo una terza versione, cadde direttamente in una profonda piscina sotto la roccia di Vyshehrád. In ogni caso, Horymír e Shemík riuscirono a raggiungere insieme la riva opposta – infatti oggi qui a Smíchov sorge, dedicata al destriero, una particolare residenza – e si incamminarono lungo la pianura lungo il fiume fino a Radotín e poi fino a Neúmyetely. Nel castello esplose un clamore di stupore e paura. I nobili stessi si inginocchiarono, supplicando Krisimìlo di perdonare Horymír, poiché un uomo capace di un simile prodigio non poteva essere un criminale. Il principe, ancora scosso, mandò subito messaggeri a Neúmyetely, offrendo il suo perdono. Ma quando Horymír ritornò a casa, trovò Shemík steso a terra, esausto. Il prodigioso salto aveva spezzato le sue forze. Con un filo di voce, il cavallo chiese al suo padrone di essere seppellito davanti al portone del villaggio, affinché tutti ricordassero il suo sacrificio. E così avvenne. Ancora oggi, a Neúmyetely, una pietra segna il luogo in cui Shemík riposa, il cavallo che con il suo ultimo salto dimostrò che la fedeltà e il coraggio valgono più di tutto l’oro del mondo.